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ALTRO / 3 aprile
Addio al padre del rallysmo italiano
Testo: Redazione

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In gioventù ha corso e vinto - tanto - quando i rally erano davvero duri. Epici, come amiamo dire oggi. Ma negli anni '60 e '70 lo erano sul serio; quando oltre al piede serviva anche la testa per non disintegrare l'auto lungo le infinite pietraie che costituivano il percorso delle gare.

E tra un Titolo tricolore e l'altro - ben quattro nel suo palmares - trovava anche il tempo di formare una generazione di futuri campioni, sia piloti che navigatori.

Nelle parole di Gianti Simoni, suo compagno d'avventure in quegli anni, un ricordo del leggendario Maestro.

"Non son trascorsi neanche due mesi dalla sua ultima telefonata. Come sempre, inattesa ed improvvisa. Così come nel suo carattere.

Quando gli veniva in mente qualcosa, agiva. D'istinto. Non un automatismo. L'istinto, per lui, era l'applicazione immediata di un ragionamento iperveloce.

Era un giovedì mattina. Il pomeriggio del giorno precedente l'aveva trascorso, come ormai di consuetudine, a panificare, nel suo forno sperimentale. Ad insegnare, come si produce la vera ciabatta polesana, il vero pane. Un insegnamento fatto con amore.

E al profumo di pane, cui non mancavano un paio di fette di soppressa ed un buon bicchiere di vino, sempre si aggiungevano i racconti di rally. La sua vita.

"Pronto" - con la sua erre marcata ed un accento vagamente romagnolo - "qui è Cavallari che parla, quello della pagnocca" … "lei è forse quel pazzo che, una volta, si è seduto dentro il cofano di una Fulvia guidata da un pazzo, lungo una stradina da pazzi, in mezzo ad un pubblico di pazzi urlanti…?"

L'ho interrotto. "Si, 'vecio, son proprio io, il Gianti" e così la conversazione è proseguita nei ricordi di un momento epico che ha segnato la vita di entrambi - lui, il Maestro, il 'Vecio, il plurititolato campione di rally - ed io, il 'bocia (nda: ..all'epoca) che ha avuto la fortuna di poter correre, e vincere, al suo fianco.

L'episodio di Valstagna a cui faceva cenno Arnaldo (magistralmente narrato da Beppe Donazzan in vari libri dedicati alla specialità), è forse la migliore dimostrazione dell'energia, della carica e dell'entusiasmo che aveva, e che sapeva infondere, il Maestro.

"Sai, Gianti, ne parlavo proprio ieri con alcuni amici venuti al mulino. Quella volta abbiamo fatto 'na mattata, 'na bella mattata….. Però eravamo nel giusto!!" e avanti con la chiacchierata, fra un "ti ricordi?" "..e quella volta che…".

"Dài che adesso, con il Ristorally, ne facciamo ancora un'altra": questa l'ultima delle sue idee. Tra quelle note. Perché chissà quante altre gliene frullavano per la testa. Ad ottant'anni, suonati da un pezzo.

Perché così era Arnaldo. La voglia di fare, di creare, l'entusiasmo fatti persona.

Ora sarà lassù, sopra gli alti pascoli del Manghen e guardando in basso ci starà dicendo "sì, sì, pensatela come volete, ma ho razon mi".

Ciao 'Vecio, un abbraccio".

Gianti
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