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CIR / 7 aprile
Due chiacchiere con... Valerio Barsella
Testo: Simone Vazzano

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Il Rally del Ciocco 2021 è stato un grande successo sotto tutti gli aspetti, ma il dato che è balzato maggiormente agli occhi è quello relativo al numero di iscritti. Sono stati infatti ben 164 gli equipaggi che hanno preso il via della gara garfagnina, tradizionale round d'apertura, ormai da tanti anni del Campionato Italiano Rally.

A Pochi giorni dallo spegnimento dei motori, abbiamo fatto due chiacchiere con Valerio Barsella, deus ex machina della kermesse toscana che ci ha raccontato un po' di sé e di quale sia lo sforzo organizzativo che sta dietro a un evento di questa portata.

Iniziamo questa chiacchierata chiedendoti, per quei pochi che non lo sanno, chi è Valerio Barsella e quando comincia la sua storia rallistica.

Diciamo che sono un appassionato di rally da sempre. La mia storia rallystica comincia all'età di 7-8 anni quando i miei genitori mi portavano a vedere il Rally di Sanremo o il Ciocco. Si può dire che è partito tutto da lì. Di sicuro anche il fatto di avere dei piloti locali che andassero forte alimentava ulteriormente la passione. A livello professionale invece ho cominciato la mia collaborazione nel 2004 con il Rally del Ciocco e da lì non mi sono più fermato.

Il Ciocco è praticamente da sempre la gara inaugurale del CIR. Quali sono le difficoltà che dovete affrontare in più rispetto agli organizzatori di gare che si svolgono a metà o magari a fine stagione?

L'unica vera difficoltà che c'è è il passaggio tra l'anno vecchio e quello nuovo e quindi tutto il cambiamento regolamentare e di protocolli. Noi dobbiamo presentare tutto entro la fine di dicembre, gli aggiornamenti regolamentari arrivano di solito tra gennaio e febbraio, e quindi dobbiamo cambiare quello che va cambiato praticamente in corso, durante l'organizzazione della gara. Ecco, direi che questo è l'unico aspetto negativo.

Immagino anche che essere i primi avrà degli aspetti positivi, quali sono (se ci sono)?

Sì, il lato positivo è quello relativo a tutte le aspettative che ruotano attorno all'inizio della nuova stagione. Tutti gli appassionati, ma anche gli operatori di settore, sono curiosi di vedere quelle che sono le novità e questo fattore crea sempre grande fermento. Un altro vantaggio è quello derivante dal fatto che alle prime manifestazioni dell'anno partecipano tutti quelli che intendono disputare il campionato e quindi si ha un maggior numero di partecipanti.

È innegabile che l'edizione 2021 sia stata un successo. Da organizzatore di un evento valido per il Tricolore, ti aspettavi numeri simili (a livello di iscritti)? Ritieni che la diminuzione del chilometraggio imposta a livello nazionale abbia influito sul fronte delle adesioni?

No, non mi aspettavo questi numeri. Ci aspettavamo di arrivare comunque vicini a quelli di agosto, ma registrare circa 40 auto in più no, diciamo che sono stati inaspettati e giungendo a una settimana dalla gara ci hanno messo un po' in uno stress test perché non è stato facile gestire tutte quelle iscrizioni, soprattutto con tutti i protocolli che ci sono ora e con tutti i fogli da compilare. Bravissime le ragazze delle segreteria che hanno saputo tirar fuori il 110%.

Diciamo che la diminuzione dei chilometraggi ha in parte influito su questo successo, anche se questo incide sui più "piccoli", cioè su coloro che hanno una minore capacità di spesa. L'aumento di numero è causato sicuramente dal fatto che ci siano meno gare durante l'anno, è una cosa che dico ormai da un po' di tempo, meno gare portano un maggior numero di partecipanti alle manifestazioni.

Siete al terzo evento organizzato in pandemia. Quali sono state le maggiori complessità da risolvere in questa situazione?

Da un certo punto di vista, siamo sicuramente stati agevolati dal fatto di agire all'interno di una tenuta privata. Questo è un fattore che sicuramente ti permette di poter controllare le varie fasi, dal momento dell'accreditamento all'entrata al parco assistenza. Essendo cambiate le logistiche e facendo tutto all'interno del Ciocco siamo facilitati. Anche se, di contro, all'interno della tenuta, abbiamo avuto numeri molto alti. Ogni team aveva a disposizione dai 4 ai 6 pass, questo vuol dire che c'era un giro di operatori di settore che sfiorava le 1.500 unità. Diciamo che sono stati bravi tutti, dall'organizzazione alle persone che lavorano dentro il Ciocco a far sì che si potessero mantenere tutti i protocolli e tutti i distanziamenti.

Dopo il successo dell'Arctic, nel WRC si sta dando grande risalto ai winter events, tanto che FIA, Promoter e case stanno lavorando per poterne inserire due nel prossimo calendario. Pensi che una gara su neve aggiungerebbe valore anche al CIR? Nell'impossibilità di una gara vera e propria vedresti bene un CIR che inizia con un evento tipo ICE Challenge a Livigno?

Sì, sono un amante delle gare sulla neve. Con il Ciocchetto e il Ciocco ci si avvicina sempre, a volte siamo stati fortunati perché ha nevicato e per noi è una fortuna quando succede. Sicuramente dal punto di vista lavorativo è molto difficile da gestire, ma da quello relativo allo spettacolo diciamo che, per chi ama i rally, è una situazione che dà quel tocco in più.

L'ICE Challenge andrebbe sicuramente incrementato come per esempio è stato fatto nel WRC con l'ACI Rally Monza 2020, con una parte su pista e un'altra su strade normali, però sarei favorevole all'esperimento.

Se vi trovaste con abbondanti nevicate, lungo tutto il percorso, previste nei giorni della gara sarebbe logisticamente possibile permetterne la disputa?

È tutto gestibile, c'è una difficoltà organizzativa, ma gestibilissima. Abbiamo già avuto a che fare con situazioni del genere, per esempio nel 2009 e 2010. Ci sono immagini dell'Orecchiella e Careggine belle innevate, quindi diciamo che è stato tutto gestito bene e ben vengano questi eventi qui.

Negli ultimi anni il format delle gare è cambiato profondamente con meno prove speciali ripetute più volte e concentrate nella stessa zona. Questo cambiamento è stato accelerato all'emergenza dovuta al Covid. Detto ciò, secondo te qual è il format più adeguato, e sostenibile, per una gara del Tricolore?

Sicuramente fare tutto su una giornata aiuta a livello di spesa. Anche per i team è una situazione ideale, ovviamente si spera di ritornare a un chilometraggio più consono al campionato perché comunque fare le gare corte, se da un lato è buono per venire incontro alle spese di tutti, dal lato sportivo non è un granché perché se commetti un errore in gara non hai praticamente più modo di recuperare e così facendo la specialità viene un po' snaturata. Quindi va bene gare di un giorno, un giorno e mezzo, ma con più chilometri.

Come vedi il futuro della tua gara? Hai qualche sogno che vorresti ancora realizzare?

Mi auguro che in futuro mantenga lo "status" di gara di apertura del CIR, come lo è il Montecarlo per il WRC e magari, chi lo sa, più avanti di diventare una gara sempre più internazionale.

In un ipotetico WRC che tornasse in centro Italia quali sono le due prove del Ciocco, presente o passato, che vedresti adatte a questo scopo e perché?

Sicuramente Careggine nella versione lunga da 20 chilometri perché è una prova molto bella, molto tecnica e veloce, con dei passaggi mozzafiato. Poi la Massa-Sassorosso un po' rivista, passando da San Pellegrino per allungarla, perché anche quella è una prova che nel mondiale darebbe un valore aggiunto.

Un episodio particolare che ti porti nel cuore e non dimenticherai mai.

Di episodi ce ne sono tanti. Dal primo anno in cui sono arrivato in cui ha vinto Paolo Andreucci all'ultima edizione con la partecipazione e la vittoria di Thierry Neuville che ha dato un gran tocco di internazionalità alla gara. Diciamo che nell'arco temporale la partecipazione di Neuville è il massimo delle esperienze vissute al Rally del Ciocco, anche se di aneddoti ce ne sarebbero tanti da raccontare.
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